Se riusciamo a perdonare ciò che gli altri ci hanno fatto… Se riusciamo a perdonare ciò che noi abbiamo fatto agli altri… Se riusciamo a prendere congedo da tutte le nostre storie. Dal nostro essere carnefici o vittime. Solo allora, forse, potremo salvare il mondo. Chuck Palahniuk
Vittima o carnefice? E se ti dicessi che sono due lati della stessa medaglia ci crederesti?
Scrivo questo articolo un po’ di getto, mentre sto ancora facendo colazione; mi sento chiamata a farlo perché in questi giorni (febbraio 2020), qui al Nord Italia, la normalità è stata alterata da delle ordinanze precauzionali e molte persone stanno vivendo nella paura.
Per prima cosa è bene sapere che le cose o i fatti non accadono mai per caso: c’è sempre qualcosa che dobbiamo imparare, una lezione magari fuori dal nostro stesso controllo. Ops l’ho detto: FUORI DAL NOSTRO CONTROLLO.
>> Non abbiamo e non possiamo avere il controllo su tutto e tutti, anche se delle volte ci piacerebbe averlo e delle altre crediamo di averlo (illusi noi tutti), ma
- possiamo imparare l’arte dell’accettazione (di sé stessi, degli altri e di ciò che accade fuori di noi),
- possiamo imparare ad essere flessibili (stesso discorso: con noi stessi, con gli altri e con ciò che accade fuori di noi),
- possiamo inoltre imparare la lezione di abbondanza dietro ai vari eventi fuori dal nostro controllo.
Scrivo questo articolo più che mai ora, adesso che l’Italia sta “subendo” uno stop, un rallentamento (anche economico) dovuto al Nuovo Coronavirus COVID-19 per riflettere e far riflettere sulle grandi lezioni che possono stare dietro a dei fatti nei quali ci sentiamo o ci possiamo sentire “vittime”.
Vittima o carnefice?
L’istinto di sopravvivenza è quello di correre al supermercato a fare le scorte e pare che soddisfare i propri bisogni primari possa farci sentire meglio e in pieno controllo. E se invece si iniziasse a pensare un po’ più in grande, senza soffermarsi sul piccolo e sul “speriamo non a me”?
Questo momento ci sta invitando a prendere consapevolezza di molte cose: di noi stessi, di ciò che facciamo, di ciò che veramente ci alimenta (che non è solo cibo) e del rapporto con gli altri, i nostri simili, sì proprio loro, quelli che crediamo “diversi”, quelli che più che mai adesso si tende a tenere a distanza.
Le cose non accadono per caso, c’è sempre un motivo, ma dobbiamo essere ricettivi a comprenderlo. Per esempio quando nel nostro piccolo ci ammaliamo o siamo costretti a uno stop dalle nostre attività è perché stavamo guidando con il pilota automatico, ignorando segnali del nostro corpo e dello stress (personale e/o lavorativo) che si stava accumulando.
L’Italia ha subito un rallentamento e uno stop in moltissimi settori, il che indica anche un abbassamento del Pil (prodotto interno lordo) oltre che delle cadute di borsa Italiana, magari l’Italia e gli italiani avevano bisogno di questo rallentamento, di una pausa, diciamo di riflessione.
Quindi, come interpretare tutto questo a livello di Abbondanza spirituale o universale?
Lo si può fare da differenti punti di vista. Innanzitutto il brutto colpo è dovuto ad un virus, il che significa che non è un fenomeno catastrofico o disastro naturale quali sono per esempio i terremoti, le eruzione vulcaniche, le valanghe, le inondazione o gli incendi, quindi ristretto ad un unico territorio, ma è qualcosa che si propaga da individuo ad individuo.
Vero, qualcuno lo sta classificando come una Pandemia e sta cercando il carnefice: la Cina, i cinesi, il paziente “0”, lo Stato, etc…
Come sempre, si vuole puntare il dito contro qualcosa o qualcuno, un modo per sentirci meglio o solamente “vittime innocenti” cercando anche di avere un certo controllo sulla situazione.
Invece che accanirci, lamentandoci su ciò che non ha funzionato o non sta funzionando, potremmo utilizzare questo momento e questa situazione, una situazione che coinvolge tutti, per capire la lezione che ci sta dietro.
Vittima o carnefice?
Una lezione infatti può avere diversi livelli: globale, nazionale, collettivo, individuale.
Se per alcuni fenomeni possiamo in parte mantenere un certo distacco in quanto “non ne siamo personalmente coinvolti” (così crediamo), in questo caso, lo siamo tutti, in egual misura, o in misura potenzialmente uguale.
Tutti! Questo dovrebbe farci riflettere che siamo tutti parte di un tutto o forse di un progetto più grande e questo ci dovrebbe portare a farci capire almeno due cose:
- “L’altro è come me e io sono come lui”, non c’è nessuna vittima e nessun carnefice/siamo tutti vittime e carnefici.
- “Siamo esseri limitati”, portandoci a ridimensionare il nostro bel Ego, quello che con orgoglio vogliamo avere alto rispetto a qualcosa o qualcuno. Infatti, un evento di questo genere dovrebbe e potrebbe insegnarci l’umiltà, virtù che si tende spesso a dimenticare.
E oltre queste lezioni o sotto livelli, questa situazione dovrebbe farci riflettere sul vero rischio, quello a noi più vicino.
Questo virus sta solo fungendo da strumento amplificatore, perché diciamocelo siamo a rischio e lo siamo tutti i santissimi giorni.
- È forse meno rischioso fare un lavoro che non ci appaga?
- O lavorare con chi non ci rispetta?
- O vivere con chi non amiamo?
- O privarci di essere chi realmente siamo, indossando maschere e mascherine che tanto questo periodo ci invita a fare?
La minaccia più grande non è tanto il virus, ma la paura, quel sentimento che pare proteggerci (il nostro essere vittime e carnefici con anche tutti i benefici del caso), ma che ci blocca, il lato opposto dell’amore e della fiducia, sentimenti che ci fanno invece vivere non sopravvivere.
Vittima o carnefice?
Perché sì, questo momento vuole dirci qualcosa, nel nostro piccolo e nel più grande. Vuole invitarci a riflettere: perché proprio il virus e quindi il rischio di essere contagiati dall’altro? Perché forse solo “il contagio” è quello strumento utile per farci fermare, per farci riflettere sia a livello individuale, regionale, nazionale, globale, perché tocca tutti, nessuno escluso, neppure chi si sta mettendo in isolamento adesso o in generale nella vita.
Essere contagiati più essere sì rischioso quando si tratta di un virus, mentre ci dimentichiamo che, chiudendoci completamente, rimanendo nel sentimento della paura, rischiamo anche di non essere contagiati di positività, di fiducia, di fede e di speranza.
Delle volte non possiamo cambiare gli eventi completamente fuori dal nostro controllo, ma possiamo cambiare l’atteggiamento verso di essi (eccolo finalmente il nostro potere, il nostro controllo).
Utilizziamo questo periodo di allerta per guardarci dentro, per entrare in empatia con noi stessi e allo stesso tempo non guardiamo “l’altro” con sospetto e diffidenza, proviamo a guardare l’altro come il nostro riflesso allo specchio. Anche lui o lei può avere i nostri stessi bisogni, le nostre stesse paure, le nostre stesse difficoltà e necessità, che non sono semplicemente quelle di sopravvivenza, ma quelle di vivere, di autorealizzarsi, di essere aperto al mondo e agli altri con amore e fiducia. Il desiderio di essere accettati per ciò che siamo o avere la possibilità di poterlo scoprire, senza per forza essere criticati o giudicati.
Utilizziamo questo periodo come una cassa di risonanza che anche se il rumore si sarà abbassato, questo continuerà a risuonare dentro di noi invitandoci ad agire o reagire con un sé più autentico e allineato.
Vittima o carnefice? La vittima ha la sindrome dell’innocente, il carnefice del paladino dei diritti calpestati. Entrambi interpretano un ruolo, entrambi i ruoli appartengono al sentimento della paura.
Mentre qui voglio invitarti a pensare, sentire, esprimerti sempre nei sentimenti di amore, fiducia, speranza, abbondanza.
Un abbraccio,
Elisa, Magic Abundance in your life
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